Una volta vidi una scrittrice italiana, che mi pare abiti in Inghilterra, che aveva scritto non so quanti libri di ricette, legate ognuna ad un ricordo. Se mi ricordassi il nome la cercherei in libreria, perché avevo trovato l’idea sublime. In un tempo in cui più si è veloci e meglio si è, prendersi del tempo per i ricordi ha qualcosa che si avvicina al prezioso. Associare un gusto ad un’immagine, un timballo di riso ad una scampagnata, un giorno sul calendario ad una torta rustica ben riuscita, sono cose che magari non attirano le visite, ma alimentano i bei ricordi.
Adesso vanno di moda i video, chi se ne intende di marketing assicura che saranno il futuro, che tutto passerà attraverso i canali you tube. Io sono una tradizionalista, a me piace gustarmi le cose, sentire gli odori con l’immaginazione, spizzare le carte piano. Alla fine non so se il risultato sia lo stesso, ma il cammino per arrivarci è sicuramente diverso.
Tutto questo preambolo per dire che ho finalmente rifatto il riso pilaf, e lo so, potevo dirlo ad inizio post e sareste scappati via subito. Mi piace sempre quando cucino un piatto dopo tanto tempo, è come quando vedo un’amica di cui non avevo notizie dirette ma sapevo che stava bene.
Ho cucinato il seitan con i funghi, e non credo di averlo mai fatto prima, un misto funghi fresco, pieno di varietà buonissime. Li ho fatti cuocere insieme a fuoco lento con aglio, olio e sale, aggiungendo ogni tanto un po’ di acqua. Poi mi sono detta che accanto ci stava benissimo un riso, ma non il solito ma il pilaf.
Impazzisco quando la cucina si riempie dell’odore del burro e della cipolla che si cucinano insieme, il rumore del riso che si tosta e sbatte sulle pareti della pentola, la cannella che si unisce al tutto, e quella consistenza buonissima dopo 20 minuti di cottura nel brodo. È una sorpresa ogni volta, alzare il coperchio e vedere come tutto sia cucinato alla perfezione.
Alla fine se unite le due cose il piatto sarà uno spettacolo, garantito.